In questo spazio abbiamo deciso di pubblicare il nostro contributo al dibattito pubblico rispetto al Sistema degli Enti Pubblici di Ricerca in Italia.
La Rete Ricerca Pubblica considera i prossimi mesi di campagna elettorale decisivi per il futuro del Paese e per questo ha ritenuto necessario, anche rispetto alla propria Mission, elaborare un documento snello ed incisivo di proposte per il rilancio del Sistema degli Enti pubblici di ricerca in Italia.
Nella speranza che parti sociali, forze politiche e movimenti della società civile possano accogliere questo contributo nella fase di elaborazione dei propri programmi d’azione e piattaforme di rivendicazione, la Rete Ricerca Pubblica si rende disponibile al dialogo e al confronto sul tema della riforma del Sistema degli EPR, nella convinzione che la ricerca pubblica sia l’elemento primario da cui ripartire per rilanciare l’economia del paese e che il Sistema vada urgentemente riformato per poter concorrere degnamente al rilancio della crescita in Italia.
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LE PROPOSTE
La Ricerca Pubblica italiana ha bisogno di un urgente rilancio complessivo da effettuare nell’ambito di una grande riforma del Sistema degli EPR.
OBIETTIVO 3%
PREREQUISITO FONDAMENTALE del rilancio della ricerca pubblica è l’aumento del FO (Fondo Ordinario): è assolutamente imprescindibile che le Risorse economiche e finanziarie previste per il Sistema della Ricerca siano adeguate a coprire i costi e gli investimenti necessari in termini di risorse umane e materiali. Imprescindibile raggiungere il livelli di investimento minimi previsti dall’Europa e superare la diffusa precarietà presente nel comparto.
Insieme all’adeguamento delle risorse, si rendono assolutamente necessarie e urgenti tre azioni parallele e contemporanee:
1. Un ampio processo di riforma della Governance del Sistema degli EPR, condiviso da tutti i soggetti coinvolti (vertici degli enti, parti sociali, comunità scientifica, ministeri vigilanti, associazioni di ricercatori). E’ necessario superare la frammentazione esistente, il sistema delle vigilanze incrociate e multiple e supportare un ampio processo di coordinamento, integrazione e cooperazione fra enti di ricerca, università, imprese e Ministeri vigilanti, individuando la migliore strategia per una governance unica di tutti gli enti di ricerca del paese, dotando il sistema di una programmazione pluriennale in grado di sostenere il rilancio, l’innovazione e la crescita del paese.
Rispetto a questo punto è necessario aprire un dibattito serio sulla possibilità che tutti gli Epr siano vigilati da un unico Ministero, magari consentendo anche ad altri Ministeri, con un sistema di convenzioni e co-vigilanze non vincolanti, di supportare lo sviluppo e l’attività di ricerca degli enti che perderebbero l’originario rapporto con il proprio Ministero di riferimento. In questo quadro si ritiene assolutamente necessaria l’Adozione FORMALE della Carta Europea dei Ricercatori in tutto il Sistema degli EPR ITALIANI.
2. l’Istituzione di organi di garanzia e tutela rispetto all’autonomia, la terzietà e l’indipendenza delle attività di ricerca degli EPR. Tale/i soggetto/i dovranno garantire autonomia e indipendenza scientifica dalla Politica, dal Governo e dai Ministeri vigilanti, i quali, al di là della definizione di indirizzi e priorità strategici, legati all'interesse nazionale e di normative di valutazione che rispettino i criteri della comunità scientifica internazionale, non devono condizionarne le metodologie, le procedure e i risultati;
Si ritiene sia assolutamente necessario l’istituzione (magari transitoria) di un soggetto in grado di tutelare l’autonomia della ricerca scientifica, un soggetto istituzionale autonomo e terzo in grado di impedire soppressioni sospette e accorpamenti che potrebbero andare a discapito della società civile, un soggetto terzo rispetto al governo che risponda solo al Presidente della Repubblica in relazione al rispetto dell’art.9 e 33 della Costituzione.
3. L’istituzione di uno “statuto speciale” per il comparto della RICERCA PUBBLICA rispetto al resto della PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. Tale statuto speciale dovrebbe essere la cornice all’interno della quale avviare un processo di democratizzazione della gestione del “potere” nella Ricerca Pubblica, slegando l’individuazione dei vertici, dei CDA e dei dirigenti da meccanismi gerarchici, di anzianità e politici. E’ necessario che gli incarichi dirigenziali possano essere a termine e valutabili. E’ necessario che i precari della ricerca possano accedere a stabilizzazioni legate al merito, slegando i dipendenti degli EPR dai vincoli di bilancio e di assunzione tipici della PA.
E’ necessario che gli EPR non vengano trattati come Ministeri e venga rispettata la loro natura di produttori di innovazione e ricerca, agevolando l’utilizzo di strumenti di valorizzazione del merito già esistenti come la Tenure track. E’ assolutamente necessario che l’istituzione di uno “statuto speciale” per il comparto permetta alla ricerca di essere un laboratorio di esperienze e procedure innovative unicamente legate al merito e all'efficienza.
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RispondiEliminaOsservazioni inviate da ALDO ROSARNO a retericercapubblica@gmail.com:
RispondiElimina"Ecco alcune osservazioni al documento:
a)nella sezione delle proposte la frase "è assolutamente imprescindibile che le Risorse economiche e finanziarie previste per il Sistema della Ricerca siano adeguate a coprire i costi" si presta ad ambiguità. Sembra che si voglia sostenere l'idea di finanziare la "spesa storica" degli enti.Suggerisco di toglierla.
b)- Inserirei un paragrafo specifico per spiegare perchè, in particolare nel sistema della ricerca, il precariato è particolarmente dannoso.
c)- al secondo punto delle proposte si dice "di impedire soppressioni sospette e accorpamenti che potrebbero andare a discapito della società
civile," più che di società civile parlerei di interesse pubblico
d) al terzo punto delle proposte si dice "E’ necessario che gli incarichi dirigenziali possano essere a termine e valutabili." Questo è già vero in EPR come l'ISTAT, varrebbe la pena citarlo
e) nello stesso paragrafo c'è un riferimento alla Tenure track, per spiegarlo a tutti aggiungerei che si tratta del sistema di reclutamento adottato nel mondo accademico degli USA.
Bene per le importanti questioni dell'autonomia e necessità di democratizzazione, nello specifico ribadirei meglio che le parole chiavi per lo svolgimento del nostro lavoro di ricercatori sono "programmazione pluriennale" e quella autonomia individuale ben esplicitata nella Carta Europea dei Ricercatori.
RispondiEliminaPur essendo precaria da quasi 10 anni.. non penso che il precariato debba essere necessariamente visto come una condizione di passaggio verso la stabilizzazione, e comunque/intanto non capisco perché non si pensi ad operare per rendere la posizione dei TD semplicemente uguale, se non più competitiva di quella dei TI.
Concordo! Su queste premesse abbiamo lanciato un'iniziativa per sostenere la ricerca indipendente con una lettera al ministro Carrozza che potete leggere e firmare qui http://www.change.org/it/petizioni/lettera-aperta-per-la-ricerca-indipendente
EliminaE' fondamentale discutere anche questi aspetti e problemi, che nessun sindacato o partito si decide ad affrontare!
Nella sezione CONTATTI trovate tutti i nostri riferimenti per presentarvi e farvi partecipi del nostro dibattito. Vi aspettiamo! ;)
EliminaNel documento "Per un'analisi dello stato dell'arte" leggo: "i valori dei tassi di precarietà della maggior parte degli EPR... che raggiungono anche picchi del 40%". All'INVALSI raggiungono l'80%, troppo anche per dirlo?
RispondiEliminasottoscrivo in pieno!
RispondiEliminaMargherita Moreno (precaria ENEA)