Le Proposte per la Ricerca
In questa
sezione ci dedicheremo all'analisi delle proposte politiche circolanti rispetto agli Enti Pubblici
di Ricerca, tentando una
comparazione con le nostre proposte (Rete Ricerca Pubblica).
Per la verità, ad oggi, sono pochi i soggetti politici che nei loro
programmi fanno esplicito riferimento agli Enti Pubblici di Ricerca, chi lo ha
fatto se ne è occupato spesso in modo generico e con toni da campagna
elettorale, sono pochissimi i soggetti che hanno articolato le proprie proposte
argomentandole in modo serio. Tenteremo, comunque, di individuare nodi e snodi
di proposte a volte incomprensibili, a volte chiare ma pericolose, a volte
convincenti. Quanto ai sindacati, prolificano anche su quel
versante proposte e documenti, più interessanti rispetto al livello di
approfondimento.
Il libro
bianco "Università e Ricerca" di Sel è un esperienza interessante sia
nel metodo che nel merito. Hanno partecipato alla redazione dei vari capitoli
diversi movimenti, reti, associazioni e organizzazioni di vario genere, non
afferenti necessariamente a SEL, ma al mondo dell'Università e della
Ricerca.
Unico nel
suo genere, nessun altro partito si è presentato alle elezioni con un prodotto
così avanzato rispetto a questi temi, il Libro Bianco ha affrontato i temi
cruciali del mondo della ricerca affidando l'analisi e lo sviluppo delle
tematiche ai soggetti auto-organizzati dell'Università e della Ricerca, la cura
del Libro Bianco è ovviamente di Sel, l'ultimo capitolo è quello
dedicato alle proposte programmatiche di Sel (a cura di Umberto
Guidoni). I temi affrontati nel libro bianco sono: le “riforme” degli
ultimi governi; la ricerca pubblica e privata; il diritto allo studio;
il dottorato di ricerca; la governance; i percorsi di
accesso, il precariato e la questione di genere; la valutazione.
Il libro
Bianco di Sel ospita le analisi e le proposte della Rete Ricerca Pubblica rispetto alle questioni degli Epr,
nel capitolo Enti Pubblici di Ricerca(sezione Ricerca Pubblica e Privata).
Nel
capitolo relativo alle proposte di Sel è possibile individuare una certa
sintonia con le Proposte della Rete.
Per
correttezza si riporta la sezione delle proposte dedicata agli EPR a cura di Umberto Guidoni:
SEL-
ELEMENTI DI PROGRAMMA
l sette capitoli
precedenti attraversano i temi che riteniamo fondamentali per comprendere lo stato
delle Università e degli Enti di Ricerca in Italia e provare ad immaginare una uscita
dal percorso distruttivo disegnato per queste Istituzioni negli ultimi 15-20 anni.
l contributi raccolti, le analisi e le soluzioni proposte dalle associazioni e da
singoli docenti, studenti, ricercatori, esperti costituiscono per noi le fondamenta
di un cantiere delle idee, un'area di
interlocuzione che non si deve limitare a questo libro bianco, ma
deve proseguire e rafforzarsi nei prossimi mesi ed anni.
Consideriamo
i limiti oggettivi che hanno caratterizzato gli ultimi anni: associazioni e movimenti,
privi di sponda istituzionale, vedono la propria azione indebolita e alla lunga
spesso inefficace. Dal versante opposto, i partiti odierni
-spesso incastrati nella ricerca del consenso a breve termine
o negli equilibrismi interni- non riescono da soli ad avere la forza sufficiente
a promuovere ed imporre scelte e trasformazioni radicali come quelle proposte nelle
pagine di questo libro bianco. Si tratta quindi di lavorare insieme.
Come parte
di questa interlocuzione e basandoci sul lavoro interno al partito portato avanti
nel corso degli ultimi due anni, in quest'ultimo capitolo proviamo a delineare un
quadro di quali dovranno essere le nostre priorità dell'agire politico. Non una
sintesi, quindi, dato che questa va cercata insieme, ma una proposta di agenda da
adottare con il prossimo Governo: una “road map" che rilanci il ruolo dell'università
e della ricerca nel nostro paese, restituendo loro la funzione di motore di sviluppo
e mobilità culturale, sociale ed economica.
La sovrapposizione
parziale esistente in Italia tra Enti Pubblici di Ricerca e Università si riflette
nella sostanzia le parità di trattamento che i Governi recenti hanno dimostrato
nei confronti di queste Istituzioni. Con l'esclusione ovvia del tema legato al diritto
al lo studio, le analisi fin qui effettuate sui tagli ai fondi, governance verticistica, esclusione dei ricercatori
precari, discriminazione di genere, valutazione ecc. sono valide anche in questo
campo, così come le soluzioni proposte possono essere facilmente adattate ad ambo
i contesti.
Occorre però
sottolineare alcune specificità, soprattutto in relazione alla tendenza esibita
negli ultimi anni (e ovviamente accelerata con il Governo Monti) alla chiusura,
accorpamento e -stando alle dichiarazioni- alle prossime trasformazioni in agenzie
dalla natura giuridica non sempre chiara. La
logica alla base di queste misure è duplice: da un lato si intende semplicemente
risparmiare sul fondo ordinario, accorpando a costo zero o cancellando interi istituti.
In questo modo di fatto si "risparmia" sugli organismi direttivi e, in
mancanza di una organizzazione scientifica, si rende più farraginoso il lavoro dei
ricercatori, peggiorandone la qualità.
Dall'altro
lato, si utilizza questa opportunità per comprimere o azzerare l'autonomia di ricerca
degli Enti, trasformandoli in agenzie alle dirette dipendenze di un Ministero che
porrà di fatto un controllo politico alle linee di ricerca sviluppate.
Due casi rendono
particolarmente evidente il problema:
- la cancellazione
dell'ISAE (dicembre 2010), colpevole di aver
sviluppato studi
che contestavano
i dati offerti dall'allora ministro del tesoro, Tremonti.
- La proposta
di confluire in una costituenda "agenzia unica Nazionale" per I'ISFOL,
unico ente deputato all'analisi e valutazione delle politiche del lavoro, ovvero
dotato di competenze tal i da poter fornire dati e modelli dì impatto per le recenti
riforme (e che spesso ne ha anticipato l'inefficacia o gli effetti negativi per
lo Stato).
Non deve sorprendere che un Governo che si considera neutrale
e tecnico, porti avanti una serie di misure a evidente danno dell'autonomia di ricerca
di enti che si occupano proprio dell'analisi avanzata dei dati. Fa parte della retorica
della tecnica neutrale il fatto che vi sia una unica soluzione a i problemi complessi. Occorre invece ribadire l'esatto contrario: solo la terzietà
dell'organizzazione che porta avanti gli studi, la sua indipendenza dal potere
politico e la valutazione posta nelle mani della stessa comunità scientifica possono
garantire la qualità della ricerca.
ln conclusione, è un fatto che gli Enti di Ricerca si siano
sviluppati in modo molto disordinato, in buona parte questo fenomeno è stato causato
dalla ricerca spasmodica di fondi esterni
(che porta a ridisegnare il focus delle proprie ricerche a cicli continui) e dall'indirizzo assegnato dai ministeri di competenza. E' necessario
quindi inserire gli Enti in un progetto che li porti sotto la guida del MIUR, volto
non al mero risparmio del singolo posto, ma a liberarne le energie: un progetto
che non è possibile concepire senza il coinvolgimento attivo della comunità scientifica
e che vada nella direzione di garantire la totale autonomia della ricerca nei confronti
dei poteri politici. Ogni altra soluzione è in ultima analisi a danno della ricerca
italiana e quindi a danno dello Stato.
Di questo secondo documento riportiamo solo la pagina
dedicata agli EPR:
• Recuperare le risorse tagliate negli
ultimi quattro anni (tra il 15 e il 25% dei fondi ordinari) e lanciare un piano
quinquennale di nuovi investimenti per almeno un miliardo di euro.
• Istituire un ufficio di
coordinamento tra la spesa governativa per la ricerca, sia pubblica che
privata, e le risorse provenienti dall’Unione europea, in modo da assicurare un
flusso adeguato e garantito nel tempo.
Precarietà e nuovo reclutamento
• Ripristinare l’ordinarietà del
reclutamento a tempo indeterminato, sulla base di una programmazione
pluriennale e con consistenza adeguata alla necessità dei diversi enti di
ricerca, superando gli attuali vincoli normativi.
• Istituire un sistema di reclutamento
unico con una vera Tenure Track che consolidi l’opportunità
prevista dal contratto collettivo nazionale della ricerca (articolo 5, comma
2).
• Programmare un piano straordinario di
stabilizzazioni e nuovo reclutamento.
Una nuova governance unitaria, democratica e partecipata
• Trasparenza e partecipazione nelle
procedure di scelta dei presidenti e dei componenti dei consigli d’amministrazione.
• Abolire la pratica del commissariamento,
nominando immediatamente gli organi di governo che sono in gestione
commissariale, come all’ENEA.
• Superare la frammentazione del
sistema dovuta alla divisione fra i vari ministeri vigilanti, a partire da
quella fra enti Miur ed enti vigilati da altri Ministeri attraverso
un coordinamento unico delle politiche della ricerca e dell’innovazione
anche con l’istituzione di un ministero ad hoc o un ufficio di
coordinamento presso la Presidenza del Consiglio.
Valutazione di sistema finalizzata a
migliorare la qualità
• Bisogna rivedere il decreto istitutivo
dell’Anvur e la sua missione per renderla pienamente autonoma e
indipendente come struttura al servizio del rafforzamento e della
qualità del sistema ricerca.
Valorizzazione professionale e contratto
• Recuperare le risorse sottratte al
salario accessorio dopo il taglio del 10% operato dalla L. 133/08 e dalla L.
122/2010.
• Riconquistare il diritto alla carriera
ed alla remunerazione.
Un piano nazionale della ricerca che
dialoghi con la politica dello sviluppo e dell’innovazione (PNR)
• Prevedere un vero PNR di legislatura
dentro una politica dello sviluppo su cui mobilitare le nostre migliori
risorse.
• Istituire un sistema di valutazione
unico o almeno con gli stessi parametri per l’attribuzione delle risorse
aggiuntive per le attività di ricerca pubblica e per tutte le attività di
ricerca private che partecipino di fondi pubblici nazionali ed
europei.
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Con questi due soggetti condividiamo molto, moltissimo
in termini di analisi ma ci sono alcune differenze co vogliamo sottolineare in
termini di proposte.
Sicuramente
una delle urgenze condivise è la necessità
di una governance unitaria e il superamento
della frammentazione dovuta alle vigilanze, a partire dalla distinzione fra enti
Miur ed enti vigilati da altri Ministeri, tema sul quale come Rete Ricerca
Pubblica insistiamo sin dal 2010.
a) Un po’ di
distanza interviene rispetto alle soluzioni proposte, infatti il
documento di Flc-Cgil propone di
“Superare la frammentazione del sistema dovuta alla
divisione fra i vari Ministeri vigilanti, a partire da quella fra enti
Miur ed enti vigilati da altri Ministeri attraverso un coordinamento unico
delle politiche della ricerca e dell’innovazione anche con l’istituzione di un
ministero ad hoc o un ufficio di coordinamento presso la
Presidenza del Consiglio.”
b) Rispetto a
questo tema, Sel si esprime in questo modo:
“ln conclusione,
è un fatto che gli Enti di Ricerca si siano sviluppati in modo molto disordinato,
in buona parte questo fenomeno è stato causato dalla ricerca spasmodica di fondi esterni (che porta a ridisegnare il focus delle proprie ricerche a cicli continui) e dall'indirizzo assegnato dai ministeri di competenza. E' necessario
quindi inserire gli Enti in un progetto che
li porti sotto la guida del MIUR, volto non al mero risparmio del singolo posto,
ma a liberarne le energie: un progetto che non è possibile concepire senza il coinvolgimento
attivo della comunità scientifica e che vada nella direzione di garantire la totale
autonomia della ricerca nei confronti dei poteri politici. Ogni altra soluzione
è in ultima analisi a danno della ricerca italiana e quindi a danno dello Stato.”
c) Come Rete Ricerca Pubblica proponiamo da tempo un UNICO MINISTERO (Università
e Ricerca) per tutti gli Epr, siamo perfettamente coscienti della portata
epocale che avrebbe per gli Enti non vigilati dal Miur confluire sotto un unico
Ministero, ne immaginiamo anche i rischi, per questo sappiamo che si
tratterebbe di un processo importante e da governare con attenzione, ma
riteniamo che solo questa sia la soluzione in grado di garantire pari dignità
degli Enti, della Ricerca e dei lavoratori. Inoltre riteniamo che questa “rivoluzione”
è l’unica possibilità per avviare una messa a sistema della ricerca svolta
dagli Epr e una più attenta tutela dell’autonomia della ricerca.
Per questo riteniamo la proposta “dell’ufficio di
coordinamento presso la Presidenza del Consiglio” una buona idea nelle intenzioni ma lontana dall’essere a
garanzia dell’autonomia della ricerca. Ci renderebbe ancora più soggetti ai
cambi di governo e alle lotte intestine della politica da cui vorremmo
liberarci. Per questo non la condividiamo.
Per tutti gli altri
temi lasciamo al lettore la possibilità di farsi un idea rispetto alle sintonie
o divergenze fra le proposte messe a confronto e le proposte della Rete Ricerca
Pubbluca
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