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La Rete Ricerca Pubblica, considerando decisivi per il futuro del paese i prossimi mesi di campagna elettorale, ha ritenuto necessario rispetto alla propria Mission elaborare un documento snello ed incisivo di proposte per il rilancio del Sistema degli Enti pubblici di ricerca in Italia.

Nella speranza che parti sociali, forze politiche e movimenti della società civile possano accogliere questo contributo nella fase di elaborazione dei propri programmi d’azione e piattaforme di rivendicazione, laRete Ricerca Pubblica si rende disponibile al dialogo e al confronto sul tema della riforma del Sistema degli EPR, nella convinzione che la ricerca pubblica sia l’elemento primario da cui ripartire per rilanciare l’economia del paese e che il Sistema vada urgentemente riformato per poter concorrere degnamente al rilancio della crescita in Italia.

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Partiti e Sindacati

Le Proposte per la Ricerca

In questa sezione ci dedicheremo all'analisi delle proposte politiche circolanti rispetto agli Enti Pubblici di Ricerca, tentando una comparazione con le nostre proposte (Rete Ricerca Pubblica).  Per la verità, ad oggi, sono pochi i soggetti politici che nei loro programmi fanno esplicito riferimento agli Enti Pubblici di Ricerca, chi lo ha fatto se ne è occupato spesso in modo generico e con toni da campagna elettorale, sono pochissimi i soggetti che hanno articolato le proprie proposte argomentandole in modo serio. Tenteremo, comunque, di individuare nodi e snodi di proposte a volte incomprensibili, a volte chiare ma pericolose, a volte convincenti. Quanto ai sindacati, prolificano anche su quel versante proposte e documenti, più interessanti rispetto al livello di approfondimento. 

LIBRO BIANCO (SEL)

Il libro bianco "Università e Ricerca" di Sel è un esperienza interessante sia nel metodo che nel merito. Hanno partecipato alla redazione dei vari capitoli diversi movimenti, reti, associazioni e organizzazioni di vario genere, non afferenti necessariamente a SEL, ma al mondo dell'Università e della Ricerca. 
Unico nel suo genere, nessun altro partito si è presentato alle elezioni con un prodotto così avanzato rispetto a questi temi, il Libro Bianco ha affrontato i temi cruciali del mondo della ricerca affidando l'analisi e lo sviluppo delle tematiche ai soggetti auto-organizzati dell'Università e della Ricerca, la cura del Libro Bianco è ovviamente di Sel, l'ultimo capitolo è quello dedicato alle proposte programmatiche di Sel (a cura di Umberto Guidoni). I temi affrontati nel libro bianco sono: le “riforme” degli ultimi governi; la ricerca pubblica e privata; il diritto allo studio; il dottorato di ricerca; la governance; i percorsi di accesso, il precariato e la questione di genere; la valutazione.

Il libro Bianco di Sel ospita le analisi e le proposte della Rete Ricerca Pubblica rispetto alle questioni degli Epr, nel capitolo Enti Pubblici di Ricerca(sezione Ricerca Pubblica e Privata).

Nel capitolo relativo alle proposte di Sel è possibile individuare una certa sintonia con le Proposte della Rete.
Per correttezza si riporta la sezione delle proposte dedicata agli EPR a cura di Umberto Guidoni:

SEL- ELEMENTI DI PROGRAMMA
(Premessa)

l sette capitoli precedenti attraversano i temi che riteniamo fondamentali per comprendere lo stato delle Università e degli Enti di Ricerca in Italia e provare ad immaginare una uscita dal percorso distruttivo disegnato per queste Istituzioni negli ultimi 15-20 anni. l contributi raccolti, le analisi e le soluzioni proposte dalle associazioni e da singoli docenti, studenti, ricercatori, esperti costituiscono per noi le fondamenta di un cantiere delle idee, un'area di interlocuzione che non si deve limitare a questo libro  bianco, ma  deve proseguire e rafforzarsi nei prossimi mesi ed anni.

Consideriamo i limiti oggettivi che hanno caratterizzato gli ultimi anni: associazioni e movimenti, privi di sponda istituzionale, vedono la propria azione indebolita e alla lunga spesso inefficace. Dal versante opposto, i partiti odierni
-spesso  incastrati nella ricerca del consenso a breve termine o negli equilibrismi interni- non riescono da soli ad avere la forza sufficiente a promuovere ed imporre scelte e trasformazioni radicali come quelle proposte nelle pagine di questo libro bianco. Si tratta quindi di lavorare insieme.

Come parte di questa interlocuzione e basandoci sul lavoro interno al partito portato avanti nel corso degli ultimi due anni, in quest'ultimo capitolo proviamo a delineare un quadro di quali dovranno essere le nostre priorità dell'agire politico. Non una sintesi, quindi, dato che questa va cercata insieme, ma una proposta di agenda da adottare con il prossimo Governo: una “road map" che rilanci il ruolo dell'università e della ricerca nel nostro paese, restituendo loro la funzione di motore di sviluppo e mobilità culturale, sociale ed economica.

Enti Pubblici di Ricerca

La sovrapposizione parziale esistente in Italia tra Enti Pubblici di Ricerca e Università si riflette nella sostanzia le parità di trattamento che i Governi recenti hanno dimostrato nei confronti di queste Istituzioni. Con l'esclusione ovvia del tema legato al diritto al lo studio, le analisi fin qui effettuate sui tagli ai fondi, governance verticistica, esclusione dei ricercatori precari, discriminazione di genere, valutazione ecc. sono valide anche in questo campo, così come le soluzioni proposte possono essere facilmente adattate ad ambo i contesti.
Occorre però sottolineare alcune specificità, soprattutto in relazione alla tendenza esibita negli ultimi anni (e ovviamente accelerata con il Governo Monti) alla chiusura, accorpamento e -stando alle dichiarazioni- alle prossime trasformazioni in agenzie dalla natura giuridica non sempre chiara. La logica alla base di queste misure è duplice: da un lato si intende semplicemente risparmiare sul fondo ordinario, accorpando a costo zero o cancellando interi istituti. In questo modo di fatto si "risparmia" sugli organismi direttivi e, in mancanza di una organizzazione scientifica, si rende più farraginoso il lavoro dei ricercatori, peggiorandone la qualità.

Dall'altro lato, si utilizza questa opportunità per comprimere o azzerare l'autonomia di ricerca degli Enti, trasformandoli in agenzie alle dirette dipendenze di un Ministero che porrà di fatto un controllo politico alle linee di ricerca sviluppate.

Due casi rendono particolarmente evidente il problema:
 la cancellazione  dell'ISAE (dicembre 2010), colpevole di aver sviluppato studi
che contestavano i dati offerti dall'allora ministro del tesoro, Tremonti.

 - La proposta di confluire in una costituenda "agenzia unica Nazionale" per I'ISFOL, unico ente deputato all'analisi e valutazione delle politiche del lavoro, ovvero dotato di competenze tal i da poter fornire dati e modelli dì impatto per le recenti riforme (e che spesso ne ha anticipato l'inefficacia o gli effetti negativi per lo Stato).

Non deve sorprendere che un Governo che si considera neutrale e tecnico, porti avanti una serie di misure a evidente danno dell'autonomia di ricerca di enti che si occupano proprio dell'analisi avanzata dei dati. Fa parte della retorica della tecnica neutrale il fatto che vi sia una unica soluzione a i problemi complessi. Occorre invece ribadire l'esatto contrario: solo la terzietà dell'organizzazione che porta avanti gli studi, la sua indipendenza dal potere politico e la valutazione posta nelle mani della stessa comunità scientifica possono garantire la qualità della ricerca.

ln conclusione, è un fatto che gli Enti di Ricerca si siano sviluppati in modo molto disordinato, in buona parte questo fenomeno è stato causato dalla ricerca spasmodica  di fondi esterni (che porta a  ridisegnare il focus  delle proprie ricerche a cicli continui) e dall'indirizzo  assegnato dai ministeri di competenza. E' necessario quindi inserire gli Enti in un progetto che li porti sotto la guida del MIUR, volto non al mero risparmio del singolo posto, ma a liberarne le energie: un progetto che non è possibile concepire senza il coinvolgimento attivo della comunità scientifica e che vada nella direzione di garantire la totale autonomia della ricerca nei confronti dei poteri politici. Ogni altra soluzione è in ultima analisi a danno della ricerca italiana e quindi a danno dello Stato.


Le proposte di FLC-CGIL

Le proposte di FLC-CGIL  sono contenute in due documenti scaricabili dal sito Flc-cgil. Il primo è un dossier "Ricostruiamo l'Italia", ed è la seconda versione di un documento già circolato l'anno scorso e aggiornato da poco. Il secondo documento, più snello e sostanzialmente riassuntivo rispetto al dossier, è una rassegna di proposte per Istruzione, Università e Ricerca per la prossima legislatura.

Di questo secondo documento riportiamo solo la pagina dedicata agli EPR:

ENTI DI RICERCA (Pag.7)

Finanziamenti
• Recuperare le risorse tagliate negli ultimi quattro anni (tra il 15 e il 25% dei fondi ordinari) e lanciare un piano quinquennale di nuovi investimenti per almeno un miliardo di euro.

• Istituire un ufficio di coordinamento tra la spesa governativa per la ricerca, sia pubblica che privata, e le risorse provenienti dall’Unione europea, in modo da assicurare un flusso adeguato e garantito nel tempo.

Precarietà e nuovo reclutamento
• Ripristinare l’ordinarietà del reclutamento a tempo indeterminato, sulla base di una programmazione pluriennale e con consistenza adeguata alla necessità dei diversi enti di ricerca, superando gli attuali vincoli normativi.
• Istituire un sistema di reclutamento unico con una vera Tenure Track che consolidi l’opportunità prevista dal contratto collettivo nazionale della ricerca (articolo 5, comma 2). 
• Programmare un piano straordinario di stabilizzazioni e nuovo reclutamento.

Una nuova governance unitaria, democratica e partecipata
• Trasparenza e partecipazione nelle procedure di scelta dei presidenti e dei componenti dei consigli d’amministrazione. 
• Abolire la pratica del commissariamento, nominando immediatamente gli organi di governo che sono in gestione commissariale, come all’ENEA.
• Superare la frammentazione del sistema dovuta alla divisione fra i vari ministeri vigilanti, a partire da quella fra enti Miur ed enti vigilati da altri Ministeri attraverso un coordinamento unico delle  politiche della ricerca e dell’innovazione anche con l’istituzione di un ministero  ad hoc o un ufficio di coordinamento presso la Presidenza del Consiglio.  

Valutazione di sistema finalizzata a migliorare la qualità
• Bisogna rivedere il decreto istitutivo dell’Anvur e la sua missione per renderla pienamente autonoma e indipendente  come struttura al servizio del rafforzamento  e della qualità del sistema ricerca.

Valorizzazione professionale e contratto
• Recuperare le risorse sottratte al salario accessorio dopo il taglio del 10% operato dalla L. 133/08 e dalla L. 122/2010.
• Riconquistare il diritto alla carriera ed alla remunerazione. 

Un piano nazionale della ricerca che dialoghi con la politica dello sviluppo e dell’innovazione (PNR)
• Prevedere un vero PNR di legislatura dentro una politica dello sviluppo su cui mobilitare le nostre migliori risorse.  
• Istituire un sistema di valutazione unico  o almeno con gli stessi parametri per l’attribuzione delle risorse aggiuntive per le attività di ricerca pubblica e per tutte le attività di ricerca private che partecipino di fondi pubblici nazionali ed europei.  

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Con questi due soggetti condividiamo molto, moltissimo in termini di analisi ma ci sono alcune differenze co vogliamo sottolineare in termini di proposte.

La governance unitaria

Sicuramente una delle urgenze condivise è la necessità di una governance unitaria e il superamento della frammentazione dovuta alle vigilanze, a partire dalla distinzione fra enti Miur ed enti vigilati da altri Ministeri, tema sul quale come Rete Ricerca Pubblica insistiamo sin dal 2010.

a)       Un po’ di distanza interviene rispetto alle soluzioni proposte, infatti il documento di Flc-Cgil propone di
Superare la frammentazione del sistema dovuta alla divisione fra i vari Ministeri vigilanti, a partire da quella fra enti Miur ed enti vigilati da altri Ministeri attraverso un coordinamento unico delle  politiche della ricerca e dell’innovazione anche con l’istituzione di un ministero ad hoc o un ufficio di coordinamento presso la Presidenza del Consiglio.” 

b)       Rispetto a questo tema, Sel si esprime in questo modo:
“ln conclusione, è un fatto che gli Enti di Ricerca si siano sviluppati in modo molto disordinato, in buona parte questo fenomeno è stato causato dalla ricerca spasmodica  di fondi esterni (che porta a  ridisegnare il focus  delle proprie ricerche a cicli continui) e dall'indirizzo  assegnato dai ministeri di competenza. E' necessario quindi inserire gli Enti in un progetto che li porti sotto la guida del MIUR, volto non al mero risparmio del singolo posto, ma a liberarne le energie: un progetto che non è possibile concepire senza il coinvolgimento attivo della comunità scientifica e che vada nella direzione di garantire la totale autonomia della ricerca nei confronti dei poteri politici. Ogni altra soluzione è in ultima analisi a danno della ricerca italiana e quindi a danno dello Stato.”

c) Come Rete Ricerca Pubblica proponiamo da tempo un UNICO MINISTERO (Università e Ricerca) per tutti gli Epr, siamo perfettamente coscienti della portata epocale che avrebbe per gli Enti non vigilati dal Miur confluire sotto un unico Ministero, ne immaginiamo anche i rischi, per questo sappiamo che si tratterebbe di un processo importante e da governare con attenzione, ma riteniamo che solo questa sia la soluzione in grado di garantire pari dignità degli Enti, della Ricerca e dei lavoratori. Inoltre riteniamo che questa “rivoluzione” è l’unica possibilità per avviare una messa a sistema della ricerca svolta dagli Epr e una più attenta tutela dell’autonomia della ricerca.

Per questo riteniamo la proposta “dell’ufficio di coordinamento presso la Presidenza del Consiglio” una buona  idea nelle intenzioni ma lontana dall’essere a garanzia dell’autonomia della ricerca. Ci renderebbe ancora più soggetti ai cambi di governo e alle lotte intestine della politica da cui vorremmo liberarci. Per questo non la condividiamo.

Per tutti gli altri temi lasciamo al lettore la possibilità di farsi un idea rispetto alle sintonie o divergenze fra le proposte messe a confronto e le proposte della Rete Ricerca Pubbluca 




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